venerdì 12 aprile 2013

La Design Week… è una cagata pazzesca!


Ebbene sì, l’ho detto e lo ribadisco! Ogni anno arriva, inesorabile, come   Capodanno, San Valentino, Ferragosto... quelle occasioni che, anche se le odi, volente o nolente, le devi subire. Senza poterci fare nulla. Solo stringendo i denti e aspettando che passi. Ma ogni anno sempre peggio: di giorno un traffico infernale e di sera… la calata dei barbari. E i poveri milanesi a subire l’orrore. E allora diciamolo, urliamolo come il buon Rag. Fantozzi, obbligato ad assistere per l’ennesima volta alla terrificante proiezione de La corazzata Kotiomkin : La Design Week… è una cagata pazzesca!






Sono molteplici le motivazioni che mi fanno sostenere questa tesi, probabilmente controcorrente (ma me ne frego), e vado sinteticamente ad illustrarvele:

Design? Ma quale design! – Il Salone Internazionale del Mobile, perché così si chiama, “nasce nel 1961 con l'intento di promuovere le esportazioni italiane di mobili e complementi”. Così recita il sito. Insomma una longa manus dei mobilifici brianzoli che si estende su territorio urbano. Ma fin qui, nulla da dire. Pregevole iniziativa. Ma la vera iattura è un’altra: il FuoriSalone. Edizione dopo edizione, come un immondo Leviatano, si allarga, si ingigantisce, porta con sé nefandezze, fino a che non riuscirà ad inghiottire tutto e tutti. Perché diciamocelo sinceramente: ma l’avete mai fatto un giro in via Tortona e dintorni? Il gusto è assolutamente soggettivo, ma il 95% degli obbrobri in esposizione sarebbero design?! Secondo me si chiamano in un altro modo, cagate appunto. A 12 anni avevo fatto una deliziosa statua del mio cane, dipinta a mano. Mia madre la custodisce ancora gelosamente. Devo pensare di portarla al FuoriSalone. Sia mai che sono un genio incompreso (perfino a me stessa) dell’arte contemporanea.

La calata dei barbari – Siamo alle solite. Alla totale assenza di decenza. Non paghi del dubbio gusto dei molti sedicenti designer, a turbare la quiete, giungono torme infernali di buzzurri che approfittano dell’occasione per mangiare a ufo. Ora io dico, ma perché accalcarsi in qualche mostruoso evento, tra vippuncoli da quattro soldi, hipster schizzinosi e poveracci che tentano di emularli per darsi un contegno mentre in realtà bramano solo un aperitivo gratis e qualche tartina spolverata di bava e forfora degli astanti? Ecco, non so a quale delle tre categorie umane distribuirei il maggior numero di legnate sul cranio.





Anzi avrei un’idea migliore. Vi racconto un aneddoto. Qualche anno fa, ancora innocente e ignara dell’orrore che mi attendeva, vengo trascinata dopocena in via Tortona. Io non possiedo parole per descrivere lo scempio. Giovinastri malandati, avvinazzati e scarsamente amanti del sapone, formavano un unico grumo di umanità male in arnese che gozzovigliava per la strada. Ricordo che, nel tempo che ho impiegato ad attraversare quella marmaglia, ho provato pietà per i poveretti che si trovavano ad abitare nei palazzi lungo la via. Impossibile entrare o uscire da casa propria. Accerchiati dalla bruttezza. E allora ho pensato cosa avrei fatto io in quelle misere condizioni. Credo esista un’unica soluzione, quella antica ma sempre efficace: la pece bollente. Secchiate dalla finestra e la pace torna in men che non si dica!

Vi invito, per ulteriore chiarezza (o per irritarvi ancor di più), a leggere questo bellissimo post pubblicato da Grazia.it  per comprendere meglio il desolato genere umano che popola Milano in questi giorni di sventura.

Per quanto riguarda me ed il mio weekend, non intendo mettere naso fuori di casa fino a che l’assedio non sarà concluso. Approfitterò del bel tempo per ripulire il terrazzo su cui, in mia assenza, la verzura ha preso il sopravvento.





P.S. Unica nota positiva: Musei Civici gratuiti fino a domenica. Quasi quasi ci scappa un salto al Museo del Novecento...

Resistete fino a lunedì!

Vi bacio

SS

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