sabato 23 febbraio 2013

Malachia salvaci tu!


Anche se oggi è il 23, è la Vigilia. Non di Natale purtroppo ma di due eventi “tragici”: le elezioni e l’ultimo angelus del papa. Ora, cosa abbiamo fatto di male noi italiani per meritare tutto questo?! Tutto concentrato insieme poi! Non so voi, ma io mi sento sull’orlo del baratro e da un certo punto di vista, non vedo di finirci dentro, almeno questa agonia avrà fine. Ma andiamo con ordine.

Le elezioni. Non ho mai avuto una fervente passione politica anzi la gestione della res publica mi ha sempre piuttosto annoiato ma ora dal tedio siamo passati al vomito! Fino a qualche settimana fa avevo deciso di non votare, non per un gesto di protesta, ma semplicemente perché non ritenevo nessuno in grado di rappresentarmi, pur non essendo particolarmente fiera di questa decisione. Anche se non ho mai davvero individuato una destra laica in cui riconoscermi, ho sempre votato a destra. Ma ormai non è più possibile. Chi dovrei votare? Berlusconi? Lega? Fratelli d’Italia? O forse Mir, capeggiato dal buon Samorì, ex ambasciatore della Repubblica di San Marino in Francia che dirotta vecchietti in gita per fare numero alle convention? Direi di no, non me la sento.  Mettendo da parte le ideologie, mi guardo attorno e chi vedo? Un centro guidato da Monti a cui, con quella faccia, dovrebbero dare la patente di iettatore. Uno che dopo aver sodomizzato gli italiani per un anno dice che la pressione fiscale va ridotta. Ma come?! Chi era al governo mentre tutti noi eravamo a 90? No grazie, cornuti passi ma mazziati anche no. Bersani? Io non ce la faccio proprio, mi dispiace. Va bene, i comunisti che mangiano i bambini non ci sono più ma è troppo sinistrorso per i miei gusti. Per di più mi domando come mai potrebbe fare a tenere insieme le istanze cattoliche con le richieste di Vendola. Ha ragione Crozza: gli costruirà la Tav per andare in Francia a sposarsi. No, non ci riesco. Ingroia? Perdonatemi ma per me Ingroia è Crozza. Uno che fatichi ad intedere quando parla e che si stanca a sostenere un’intervista di 10 minuti figurati a governare un Paese. Ne restano due. Grillo MAI! Non mi piaceva da comico, figuriamoci da politico. Trovo sia un personaggio inquietante. Perfino pericoloso. Uno che strumentalizza la parola democrazia ma nemmeno sa che significhi. Trovo che le parole di Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, sintetizzino con maggiore chiarezza ed autorevolezza la mia opinione. Resta lui: Giannino. Io voterò lui. Laurea o meno. Con o senza master. Essenzialmente per una ragione: perché è un homo novus. Uno che ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità pubblicamente, che riconosce i propri errori. Perché lo scivolone l’ha fatto, inutile negarlo, ma siamo davvero così sicuri che si tratti di un errore imperdonabile? Massimo Gramellini ve lo può spiegare meglio di me.

Ora che ci penso, in realtà, in questo panorama sostanzialmente desolato e desolante, dove ci si augura che vinca il meno peggio, l’unico che davvero vorrei vedere diventare premier è Maurizio Crozza.

Il Papa. Ammetto che sono di parte. Nonostante la formazione cattolica, più passa il tempo e più la Chiesa come istituzione mi provoca l’orticaria. Diciamo che Ratzinger (e la sua corte porporata) ha aumentato le mie manifestazioni allergiche. Negli anni del suo pontificato, il Vaticano è tornato indietro di centinaia di anni. Progresso non significa scrivere (unidirezionalmente) su Twitter ma comprendere di vivere in un mondo che non è più quello di 2000 anni fa, riconoscere che la Chiesa non è un ente astratto ma è fatta di uomini e come tali fallibili ma soprattutto fallaci. Penso che il coraggio o la senescenza non abbiano nulla a che vedere con la “scelta” del papa di abdicare. Probabimente le vere ragioni non le sapremo mai, verranno chiuse dentro gli armadi in cui, da secoli, il clero continua a chiudere i propri scheletri. Il rischio o la speranza è che prima o poi le serrature non tengano più e tutto esca allo scoperto. Alla luce di tutto ciò, mi sto ricoprendo il corpo di bubboni all’idea dei telegiornali di domani che trasmetteranno le immagini del pontefice con la voce di Torakiki che parla ad una folla lacrimosa e commossa. Ma di che?!? Mica è morto (purtroppo)! L’unica ragione che ho di rimpiangere, sin da ora, Ratzinger è che fino al conclave verrà sostituito dal Cardinale Camerlengo, Tarcisio Bertone. Un uomo illuminato tra le cui dichiarazioni si annovera quella per cui la pedofilia è collegata all’omosessualità, non al celibato. Sua Emimenza, mi piacerebbe ragionare con la sua medesima modernità e metterla al rogo!



Direi che di fronte a tali Sodoma e Gomorra non ci resta che una speranza: che abbia ragione la profezia di Malachia e che, in un colpo solo, Parlamento e Vaticano e vengano spazzati via! Pregate San Malachia stasera!

Vi bacio
SS

sabato 16 febbraio 2013

Sanremo 2013: appunti liber(tin)i


Attenzione, astenersi perbenisti e bigotti! Data l’ora, post senza censura! Ho aspettato che finisse Sanremo per qualche riflessione sparsa e ora, a poche ore dalla finale, sento che posso mettere nero su bianco i commenti maturati su questa edizione 2013.

I cantanti – a onor del vero non ho ascoltato tutte le canzoni, quindi mi sento di dare un giudizio solo sui finalisti. Elio voto 10. Canzone splendida nel suo assoluto nonsense. Strepitoso il travestimento da tenori obesi. Avrà causato una fitta di nostalgia nella vedova Pavarotti? Modà voto 5. Miracolati. Canzone insulsa. Non meritano una parola di più. Mengoni voto 10. Ok piace alla ragazzine. La canzone, molto orecchiabile in puro stile festival. Ma ad una inguaribile innamorata dell’amore “mentre il mondo cade a pezzi/io compongo nuovi spazi/e desideri che/appartengono anche a te/che da sempre sei per me/l'essenziale” non può che piacere.  Si prevedono canti a squarciagola e lacrime a fiume in macchina. Poi il giovanotto è grazioso, molto. Sospetto fortemente sia gay purtroppo (come il 95% degli uomini belli. Il restante 5 solitamente è sposato). Solo la passione sincera per l’augello può suscitare un’empatia così vibrante.  Bravo.


Gli outfit – mediamente terrificanti.  Alcuni flash di questa sera: Simona Molinari ha un fisico bellissimo perché guastarlo con una tenda rubata ad un centro massaggi cinese? I misteri della vita. Non Classificabile invece Malika Ayane. Ora, bella non è mai stata. Soprattutto non le perdono di essersi trombata (immeritatamente) il mio Cesarino e di averlo impunemente scaricato. Ma cosa le è capitato? Cos’ha dentro la testa il suo parrucchiere? Che look è? Una via di mezzo tra una portinaia di un film di Ozpetek e una meretrice mal messa di un film neorealista. Bocciata senza possibilità di recupero.



La conduzione – eh, qui signori miei, viene il bello! Che dire della conduzione? Onestamente penso che, solo in un paese alla deriva come l’Italia di questi anni, due mediocri come Fazio e Littizzetto possano suscitare ammirazione. Ma vado a spiegare più nel dettaglio. L’essenza di Fabio Fazio può essere racchiusa in un’unica parola: inutile. Un volto che da 20 anni a questa parte ricorda il testicolo rattrappito di un vecchio. Ma soprattutto il carisma di un testicolo rattrappito. Cosa mi rappresenta di preciso? Non è un comico, non è un giornalista, non è un presentatore. E’ una marionetta incapace di avere una utilità perfino come ammazza mosche. Sì, perché la sua sagacia non riuscirebbe a scalfire nemmeno un moscerino. Se a Che tempo che fa, gli ospiti si sedessero da soli davanti alla telecamera e facessero un monologo, sarebbe assolutamente uguale. Vada ogni giorno in chiesa ad accendere un cero alla Madonna perché solo un’influenza soprannaturale può far sì che una simile cagata di piccione possa guadagnare 500 mila euro in 4 giorni! Passi la quaresima a recitare rosari! 





E poi lei: Luciana Littizzetto. Inqualificabile. Una voce fastidiosa. Un umorismo che, personalmente, non mi fa ridere. E una bruttezza inaccettabile. E proprio in questo ultimo dato sta secondo me la chiave della sua (presunta) comicità. Sua e di una simile categoria di comiche italiane. Ricordate La volpe e l’uva di Esopo? La povera volpe, pur bramando di raggiungere l’uva, non riuscendoci perché fuori dalla sua portata, si consolava dicendosi che fosse acerba. E così lei. Luciana perché tutto questo livore nei confronti del sesso maschile? Perché ti riferisci al pene chiamandolo “Walter”? Walter mi ricorda Veltroni. Ti pare possa in qualche modo creare una qualche associazione di idee con un venerabile membro? Perché lo chiami “lombrico”? Inizia a sorgere in me un dubbio: non è che poco poco, anche Rocco Siffredi si troverebbe con lombrico in mezzo alle gambe (magari un capitone, ma non è la lunghezza a fare la differenza) al tuo cospetto? Sì perché, cara Luciana, c’è solo una parola che possa definirti: BRUTTA. Ma brutta senza speranza. Brutta da sempre. Quella bruttezza davanti alla quale nemmeno un elettroshock può far risvegliare una minchia! Effettivamente hai ragione a parlare di lombrichi: credo che di fronte a te lo sventurato membro vada a rintanarsi nell’ano del proprietario esattamente come un invertebrato! Essere brutte è una disgrazia, non una colpa. Ma nel tuo caso invece lo è. Ti mancano forse i soldi per andare da un chirurgo? Direi proprio di no. E allora perché ci devi ammorbare dapprima con la tua pessima presenza e poi con la tua ironia triste? Grazie a Dio, non tutte le donne sono come te. Crogiolarsi, che sia nel fango o nelle proprie sciagure, è un comportamento da suini non da esseri umani. Ma tu, furba, ci lucri! Ok, gli uomini, mediamente, sono degli stronzi. Ma sono anche convinta che gli uomini post rivoluzione sessuale siano sempre più fragili, insicuri, terrorizzati da donne che vogliono essere ( a volte in verità, sono) più forti di loro. E cosa ci ritroviamo poi? Maschi attaccati alle sottane delle madri, pronti a farsi manipolare da donne che gli danno una parvenza di sicurezza. Ci lamentiamo ma li sbeffeggiamo. No, a me non piace. A me questi maschi un po’ ghettizzati, questi metrosexual incerti, fanno sì rabbia ma soprattutto tenerezza. Essere donne forti non significa sopraffare gli uomini. Dopo secoli di soprusi dovremmo saperlo. Altrimenti ci trasformiamo da vittime in carnefici e i nostri nipoti si troveranno a dover richiedere le quote azzurre. Io, da donna, non voglio questo. Voglio uomini autonomi non panda da proteggere dall’estinzione. Per cui tu e le frustrate come te non generalizzate: è in te che c’è qualcosa che non va, non nei maschi italiani. Investi questi 500 mila euro di Sanremo da un bravo chirurgo: fatti rifare il naso, tirare le rughe, tagliare il doppiomento, alzare le tette, liposucchiare culo e ginocchia. Secondo me con 50 mila euro te la cavi! Prova ad avere una portamento da femmina e non da ippopotamo. Poi vedrai che guarderai agli uomini con un pochino più di serenità. Tutte (e tutti) te ne saremo grati. E forse sarai anche un po' più simpatica.

Buonanotte miei fedeli lettori e buona lettura domenicale

Vi bacio
SS

mercoledì 13 febbraio 2013

Cuori infranti


Non lasciatevi trarre in inganno, non è di San Valentino che intendo parlarvi questa sera. I cuori infranti in questione sono, nello specifico, il mio e ancora il mio e il malefico cuoricino rosso dell'immagine non ha nulla a che vedere con l’amore: si tratta del logo di Fashiolista. In realtà, ho fatto la scoperta dell’acqua calda. Il sito esiste già da almeno un paio d’anni. Io, per mia fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) ho scoperto l’omonima app soltanto la scorsa settimana. Ed è stato un colpo di fulmine.



Anzi direi quasi una malattia. Fashiolista è una specie di immensa wish list, una lampada di Aladino in cui si trova quasi più di quanto sia possibile desiderare.Peccato che il genio non ci sia. O se c’è, mi fa sistematicamente il gesto dell’ombrello. Perché sta qui la vera sventura: l’indigenza. Perché proprio io dovevo nascere povera? Se il destino beffardo aveva questo progetto per me non sarei potuta nascere con il gusto dell’orrido? Una di quelle pulciose che si tingono i capelli in casa di colori improbabili, che comprano i cosmetici al mercato,scarpe e vestiti alle bancarelle dell’usato e stipano i loro immondi ammennicoli nella borsa lavorata a maglia dalla nonna?!? No, ovviamente no. Io sono nata Re Mida. Quello che tocco è oro. In un qualunque luogo, come una rabdomante nel deserto, riesco sempre ad individuare l’oggetto più costoso. E solitamente è quello che mi piace di più.

Sono io l’unica disgraziata che prova i vestiti pregando Gesù che le stiano malissimo per non dover spendere l’euro? Riesco a spendere soldi ovunque. Perfino in farmacia. Lamia carta di credito arriva a fine mese che lacrima sangue come la Madonnina di Civitavecchia. Una tragedia. E la scoperta di Fashiolista è l’apoteosi. Come chiudere un obeso a dieta in pasticceria intimandogli di non toccare nulla.Credo che la scelta degli infami creatori del sito di scegliere come logo un cuore sia venuta dalla forma che assumono i miei occhi davanti alla possibilità di ridurre lo stipendio in cenere facendo shopping! Amiche, povere, misere,tapine, potete capirmi? Non sono sola in questa sciagura, vero? Per rendervi conto della situazione potete visitare il mio profilo, oltre che collegarvi al perigliosissimo sito dal widget che ho provveduto a collocare sul blog.

Stateattente, non mi assumo responsabilità per perdite di senno!


P.S. C’è qualcuno, dai gusti molto più semplici di me, che il senno lo perde davanti a semplici manufatti commestibili, come i tartufini che ho preparato lo scorso weekend! Vero Vin? Se fate i bravi vi svelo la ricetta...

Vi bacio
SS

lunedì 11 febbraio 2013

Parola d’ordine: decenza


Oggi a Milano nevica. Quello che, di per sé, sarebbe un normale evento meteorologico è, in realtà, una circostanza foriera di sciagure. Al di là dei disagi alla circolazione (automobilistica), la neve provoca gravi disturbi anche alla mia circolazione sanguigna, facendomi rischiare un embolo. Ogni volta che la coltre bianca incombe sulla città, i mostri escono allo scoperto. Premesso che non ho memoria della famosa nevicata del 1985, che io ricordi, nell’ultimo ventennio, Milano non si è mai trasformata nella Groenlandia. E allora per quale motivo, almeno una volta all’anno, debbo assistere all’apparizione degli abominevoli uomini (e donne) delle nevi?




Vestirsi comodi e caldi non significa necessariamente conciarsi come un profugo. Stai a casa in pigiama piuttosto! Posso comprendere che lo stiletto tacco 12 (insopportabile chi le indossa, come vedremo) non sia la calzatura più adeguata ma nemmeno gli scarponi antinfortunistici. La neve può essere una giustificazione per un outfit meno formale ma non per un travestimento da rom. Attenuante non significa alibi, come potranno confermare i miei amici giuristi.

Proverò a stilare una classifica delle oscenità che ho visto imperversare oggi nelle strade milanesi:

Il doposci (simil) Decathlon – come indica il nome stesso si tratta di una calzatura da indossarsi in un contesto montano, ossia dove si praticano sport quali sci, snowboard, etc. che non mi risulta vengano svolti anche nelle vie urbane. Ad ogni modo, esistono diverse tipologie di doposci: in caso di bufera direi che i cari, vecchi Moon Boot possano essere più che dignitosi. NON lo sono invece scarponi ignobili, specialmente se ricoperti di pelo pubico sintetico! NO!!! VIETATI!!! Danno idea di piede putrescente, specialmente quando il pelo si bagna formando dei boccoli incrostati di fanghiglia simili al vello nei pressi del deretano delle pecore.  


Scarpe già vecchie quando le ha comprate la nonna – il fatto che nevichi non autorizza ad indossare scarpe rubate al cassonetto giallo dei vestiti smessi. Calzature sformate, consumate, macchiate… SI BUTTANO. Senza alcun rimpianto. La Befana si festeggia il 6 di gennaio.





Stivali di gomma radioattiva – trovo che lo stivale di gomma sia l’unica alternativa in grado di salvaguardare contemporaneamente comfort e stile. MA NON QUALUNQUE STIVALE DI GOMMA! Banditi i tarocchi di Burberry et similia e forse, ancor peggio, quelli, dalle fantasie improbabili, made in Paolo Sarpi. Oltre alla questione estetica, il rischio è di estrarre un moncherino  - corroso dal materiale proveniente dalla combustione di qualche copertone di un camion dei rifiuti di Pechino – maleodorante e periglioso come un’arma chimica. NO!!! L’ecoterrorismo è inaccettabile.



UGG – vietati. Quelli falsi da esiliare nell’iperuranio ma anche quelli veri. Il rischio è che si intridano d’acqua diventando pesanti come gli scarponi zavorrati di un palombaro e causando inopportuni malanni.



Tacchi – quasi più terribili di tutti i precedenti. Le irriducibili (solitamente shampiste convinte di essere sexy anche camminando come un fachiro dilettante o vecchie carampane in fase menopausa disposte a rompersi la testa pur di carpire l’apprezzamento di un asfaltatore) meritano una sola cosa: SPEZZARSI LE GAMBE.




Ergo, in sintesi, unica soluzione possibile: sobri stivali in gomma, almeno di decente qualità. Perché la parola chiave è proprio questa: DECENZA. Quella che troppo spesso manca nell’imperversante cattivo gusto che attanaglia il mondo moderno.

P.S. Appena il mio iPhone 5 sarà attivo (dato che gli ho scaricato dentro un backup del 2011!) giuro che accompagnerò ogni post da foto ad hoc. Ovviamente grazie anche al fondamentale apporto di Luisa!



P.P.S. Mi sono limitata alle estremità inferiori ma il catalogo di orrori sarebbe ancora ampio, ad esempio cappelli, guanti, sciarpe e capispalla. Si accettano osservazioni e suggerimenti!

Vi bacio
SS

giovedì 7 febbraio 2013

Signori si nasce ovvero degli orrori di Facebook


Meditavo da un po’ un post del genere… sono iscritta a Facebook da almeno cinque anni. Lo uso quotidianamente e ne approfondisco il senso anche per motivi professionali eppure non smette mai di stupirmi. Non il mezzo in sé ma l’uso improprio e talvolta degenerato che ne viene fatto.



Ma partiamo dal casus belli. Ieri scorrevo con una certa noncuranza le notizie dall’iPhone quando il mio sguardo cade su una foto: un’ecografia. Pubblicata da una amica di un’amica che aveva commentato l’immagine, evidentemente per delle limitazioni della privacy molto poco restrittive, era finita tra i miei highlight.

Ora… siete sicuri di voler continuare a leggere? La questione apre una voragine. Vorrei riflettere con voi su una questione molto seria e poi arrivare al faceto. Mi domando: ma esiste ancora il concetto di intimità? Io credo che avere un figlio sia uno dei momenti più belli della vita di una donna, un istante prezioso e delicato, da difendere e preservare. Perché, dal basso di quale ignobile volgarità, dovrei sbattere mio figlio – nemmeno nato – sulle pagine di un social network? Ho letto cose che voi umani non potete immaginare. In questi ultimi anni molte mie coetanee hanno avuto gravidanze e hanno ritenuto opportuno riempire le proprie pagine Facebook di descrizioni di feti, traslucenze, analisi varie, dilatazioni uterine e quanto di meglio possa offrire il panorama della ginecologia e dell’ostetricia. Ma dove sono il pudore, la dignità, il rispetto? Oltre al fatto che, per scaramanzia, personalmente, non direi una parola sull’andamento della mia gravidanza.

Ma questo è solo l’inizio, la fase della gestazione. Poi nasce il pargolo. E allora è tutto un tripudio di madri sfatte, tette di fuori, bambini nelle culle, bambini che fanno il bagnetto, post sulla quantità e qualità di feci del neonato e chi più ne ha più ne metta. E’ vero che le pagine di un social network sono private ma è anche vero che chi vi accede, solitamente, non siamo solo noi stessi. Andreste in giro con una foto di vostro figlio, magari nudo, a declamare la quantità di cacca prodotta quel giorno? Immagino di no! E allora perché ammorbare i lettori  - spesso incidentali – del vostro wall?



Però, attenzione, il tedio è una questione marginale. Esiste un’altra ragione per cui io non metterei mai la foto di mio figlio su Fb, molto semplice ma orribile. Avete idea di che gente ci sia in giro? Non avete mai sentito parlare di pedofilia? L’idea che un degenerato possa fare pensieri lascivi guardando la foto di un bambino – a me – fa rivoltare lo stomaco. E mai vorrei che il bambino in questione fosse mio figlio. Sono catastrofista? Forse. Ma credo che non occorra condividere con il mondo la mia gioia. Mi bastano le persone che mi vogliono bene. E per questo è sufficiente una mail.

Conseguentemente, in questa baby-netiquette è vietato caricare foto dei figli altrui, taggarli, etc.

Ma se questo è un tema che trovo davvero “immorale”, esistono anche altri spunti di riflessione sull’uso e abuso di Facebook, più leggeri ma non meno ripugnanti. Ma andiamo con ordine:

Nome e cognome – questo sarebbe ciò che una cultura di livello basilare (leggi: le scuole dell’obbligo) richiederebbe ma non quello che molto spesso si vede. Ebbene sì, esistono persone che si registrano anteponendo il cognome al nome. Siamo forse al catasto? Al concorso per diventare spazzini municipali? In una caserma? Dove? In quale luogo dimenticato da Dio di questo desolato paese, il cognome viene prima del nome? Io non ne conosco. Due prove di ciò che affermo: il mio ottimo professore di lettere del liceo era solito toglierci un punto dal voto finale del tema o della versione in caso in cui avessimo commesso questa abiezione. Da ultimo, vi riporto la mia fonte preferita, l’oracolo della lingua italiana, unica fonte di luce del buio profondo dell’ignoranza: l’ Accademia della Crusca. E non aggiungo altro.

Pagine di coppia – esiste qualcosa di più squallido e triste? Attenzione, lo dice una che, se innamorata, provoca attacchi di diabete negli sventurati che la circondano da quanto miele trasuda. Ma fino a qui no. Nemmeno io. La pagina di coppia, in cui non si sa chi scrive cosa a meno che non si firmi, in cui l’uno si fa portavoce dell’altro… questo è troppo. Aborro in somma misura.

Errori e "licenze poetiche" – c’è una netta differenza tra un refuso ed un errore. Il primo è dato dalla distrazione, il secondo dall’ignoranza. Chi rientra in questo secondo caso è pregato di non diffondere il suo letale morbo nel mondo e, in caso senta l’irresistibile impulso di imbrattare qualcosa, che siano i muri dei cessi dell’autogrill. Per quanto concerne le licenze poetiche, il suono gutturale della /k/ in italiano è dato dal /ch/. La lettera “k” la si utilizza nella parola koala e in poche altre. Po’ è il troncamento di poco, vuole l’apostrofo, non l’accento. L’articolo indeterminativo davanti ad un sostantivo femminile richiede l’apostrofo, è un obbligo, non una libera scelta, etc. E non ho altro da dire su questa faccenda, direbbe Forrest Gump.




E ora veniamo alla perversione più disgustosa: le categorie di utenti. Ne ho individuate alcune. Se ve ne vengono in mente altre, segnalatemele e arricchiremo questo compendio.

  1. I Monotematici – hanno un unico interesse nella vita e passano la loro giornata a scrivere parole su parole sul tema che sta loro a cuore. Bambini, animali, politica, tecnologia… non importa quale sia l’argomento, l’importante è parlare solo di quello. PESANTI
  2. I Giocatori Compulsivi – prima c’era Farmville, poi Monsterville, poi Sfigaville, poi Cihairottoimaroniville… come se non bastasse sono arrivate le app sincronizzate con Facebook: quindi Candy Crush, Bubble e ora il peggiore… Ruzzle! Hai vinto? Bravo! E a noi che ce ne frega?! A quando Cazzle? Ma soprattutto… gioca, divertiti e non chiedermi di giocare con te! Fossi all’asilo mi leverei una scarpa e te la pesterei in testa! MOLESTI
  3. I Condivisori Alienati – seguono tutte le pagine più improponibili… Il mondo delle streghe, Dolce amore mio, cose così, già da domandarsi cosa mi rappresentino. Ma fin qui sono fatti loro. Dove diventano fastidiosi? Passano giornate intere a condividere foto, post e qualunque idiozia queste pagine riportino. NOIOSI
  4. I Geolocalizzatori – sono più precisi delle cartine di Tuttocittà. Si taggano in continuazione ovunque siano, facendo sorgere spontaneo un unico interrogativo: ma sti cazzi?! INSOPPORTABILI
  5. I Likers – qualunque cosa chiunque scriva, bella, brutta, triste, felice, a loro piace. Devo fare un esperimento e scrivere “Mi sono cagata addosso”. Voglio vedere chi mi mette il like. RUFFIANI
  6. I Festaioli – un po’ come i geolocalizzatori ma più di nicchia. Si taggano solo in locali, party, discoteche. Di solito stanno in letargo durante le ore diurne ed escono allo scoperto al calar delle tenebre. Gli ultimi avvistamenti avvengono alle prime luci dell’alba, per pubblicare le foto delle fantastiche serate. State a casa sul divano e morite. DISTURBATORI DELLA QUIETE PUBBLICA
  7. I Feticisti – attenzione, non si tratta di una parafilia. Il feticista di Fb assomiglia al Monotematico ma ha una passione iconografica. Due temi vincono su tutti: mani e piedi e cibo. Sei andata dall’estetista? Brava! Ti sei pittata le unghie con lo smalto nuovo? Bene. Sei al ristorante e stai mangiando piatti di cui non conoscevi l’esistenza? Siamo felici. Ma goditi in solitudine il tuo edonismo. VOGLIA DI ICONOCLASTIA

Mi rendo conto, dopo questo post, di rientrare anch’io in una categoria:i LOGORROICI! Vi chiedo scusa e attendo i commenti di chi avrà la pazienza di arrivare fin qui…

Vi bacio

SS

lunedì 4 febbraio 2013

Operazione Remise en Forme


Un po’ in sordina, già da qualche giorno, è iniziata l’operazione Remise en Forme (opinabile il prefisso reiterativo). 




Venerdì, nonostante il cielo plumbeo e l’orrida bruma, mi sono alzata all’alba per andare a provare il nuovo studio di Pilates. Appuntamento alle 8.15. Mentre mi vestivo, mi chiedevo se, per caso, fossi stata ubriaca quando ho fissato la lezione. In ogni caso, brutta come un sorcio scappato dalle fogne, vestita come una portinaia, mi sono recata in piazza Castello 22. E, devo ammettere, ne è valsa la pena. Più che un allenamento è stato una tortura. Dopo 55 minuti (in realtà molto prima) stavo stramaledicendo la mia boccaccia ingorda e il mio culo pesante. Naturalmente, anche perché sono ricca, mi sono iscritta. Nove mesi di lezioni, due volte a settimana. Tornata anche oggi, nonostante non stessi troppo bene, se sono entrata piena di dolori non voglio pensare domani. Dovrò noleggiare un carroponte per alzarmi dal letto.



Ma attenzione: l’operazione Remise en Forme non si esaurisce qui. È raffinata e sofisticatissima. Le  prossime tappe per uccidere l’ippopotamo che mi ha ingurgitata durante le feste di Natale prevedono:


  • abluzioni quotidiane nella Somatoline 
  • ripresa della corsa – M. torna presto da me!!!
  • Dukan, Dukan, Dukan!


Da qui all’eternità banditi carboidrati di ogni genere! Imparare a memoria l’equivalenza: 

CARBOIDRATO=POISON




Vi terrò aggiornati sull’operazione… Mentre sorseggio un beverone a base di camomilla e finocchio dalle dubbie virtù, vi auguro buonanotte e vi bacio tutti.
SS

sabato 2 febbraio 2013

Il sonno della ragione genera mostri


Ieri sono andata a ballare come una ragazzina ai Magazzini Generali. Serata rock. Ora, è lecito chiedersi, ma cosa c’entro io con il rock? Infatti, il risultato è stato un ibrido tra una dark lesbica e una seguace delle Bestie di Satana. Secondo il buon AG sembravo una quattordicenne. Secondo me, soltanto una sfigata. Il vero dramma era che, mentre la volta precedente, in occasione della serata anni ’80, seppur conciata come una ballerina del Drive In – se non di Colpo Grosso – ero palesemente addobbata in maniera ridicola, ieri sera no! Ero credibile nella mia sfiga! Comunque, per guardare il bicchiere mezzo pieno, una volta tanto, grazie alle mie meravigliose All Star borchiate (da me), sono tornata a casa saltellando e non tirandomi dietro i piedi con la grazia di una portinaia.

Serata carina, compagnia divertente e, come ogni volta che metto piede in discoteca, interessantissimo studio antropologico. Sono arrivata a 31 anni per non riuscire ancora a comprendere perché talune, molte, troppe persone si compiacciano della propria bruttezza  e la rendano  un mix letale, accompagnandola al cattivo gusto e alla volgarità. Ma il destino non è già stato abbastanza beffardo? Devi pure renderti tutto più difficile accompagnando la tua triste sorte con outfit infelici, igiene personale sommaria e ubriachezza molesta? Il fatto che nelle sale da ballo non ci sia un’illuminazione a giorno non rende chi ti circonda cieco né tanto meno privo di capacità olfattiva. Giovani unti, laidi, maleodoranti che danzano urlanti in preda all’ebbrezza, fieri della propria nefanda mostruosità. Possibile che l’umanità non si sia ancora bastevolmente evoluta da inserire il decoro e l’igiene nei bisogni primari da soddisfare quotidianamente?

Come ciliegina sulla torta, post Magazzini, colazione da Princi. Vicino corso Como. Ed è stato come entrare in una Corte dei Miracoli. Personaggi surreali si avvicendavano ai bordi del bancone: l’extracomunitario spacciatore, lo zingaro che entra per vendere merci non meglio identificabili ma certamente veicoli di peste bubbonica, transessuali malmessi, shampiste che ostentavano tacchi dalle proporzioni che sconfiggono ogni legge della fisica, giovani lampadati e dalle sopracciglia depilate provenienti dai peggiori circondari urbani, il vecchio onanista dallo sguardo lascivo che brama lussurioso il trans dagli artigli squadrati… accerchiati dall’orrore, terrorizzati  dallo scempio di genti sfuggite ad una bolgia dantesca,  siamo dovuti scappare a gambe levate. Per dirla con Goya, “il sonno della ragione genera mostri”…



Non so bene perché il post abbia preso questa piega. Sarà che alle soglie dell’avvio dell’operazione Remise en Forme mi vedo mostro pure io, sarà lo stordimento per aver dormito poco (causa appuntamento dal parrucchiere improvvidamente fissato il sabato mattina) o il noiosissimo Le cronache di Narnia che fa da sottofondo alla mia scrittura… nei prossimi giorni vi aggiornerò sulle manovre preparatorie della succitata operazione in vista dell’estate.

Mentre mi infilo il pigiama… vi bacio tutti.
SS