Attenzione, astenersi perbenisti e bigotti! Data l’ora, post
senza censura! Ho aspettato che finisse Sanremo per qualche riflessione sparsa
e ora, a poche ore dalla finale, sento che posso mettere nero su bianco i
commenti maturati su questa edizione 2013.
I cantanti – a onor
del vero non ho ascoltato tutte le canzoni, quindi mi sento di dare un giudizio
solo sui finalisti. Elio voto 10.
Canzone splendida nel suo assoluto nonsense. Strepitoso il travestimento da tenori
obesi. Avrà causato una fitta di nostalgia nella vedova Pavarotti? Modà voto 5. Miracolati. Canzone
insulsa. Non meritano una parola di più. Mengoni
voto 10. Ok piace alla ragazzine. La canzone, molto orecchiabile in puro
stile festival. Ma ad una inguaribile innamorata dell’amore “mentre il mondo cade a pezzi/io compongo nuovi spazi/e desideri che/appartengono
anche a te/che da sempre sei per me/l'essenziale” non può che piacere. Si prevedono canti a squarciagola e lacrime a
fiume in macchina. Poi il giovanotto è grazioso, molto. Sospetto fortemente sia
gay purtroppo (come il 95% degli uomini belli. Il restante 5 solitamente è
sposato). Solo la passione sincera per l’augello può suscitare un’empatia così
vibrante. Bravo.
Gli outfit –
mediamente terrificanti. Alcuni flash di
questa sera: Simona Molinari ha un
fisico bellissimo perché guastarlo con una tenda rubata ad un centro massaggi
cinese? I misteri della vita. Non Classificabile invece Malika Ayane. Ora, bella non è mai stata. Soprattutto non le
perdono di essersi trombata (immeritatamente) il mio Cesarino e di averlo
impunemente scaricato. Ma cosa le è capitato? Cos’ha dentro la testa il suo
parrucchiere? Che look è? Una via di mezzo tra una portinaia di un film di
Ozpetek e una meretrice mal messa di un film neorealista. Bocciata senza
possibilità di recupero.
La conduzione –
eh, qui signori miei, viene il bello! Che dire della conduzione? Onestamente
penso che, solo in un paese alla deriva come l’Italia di questi anni, due
mediocri come Fazio e Littizzetto possano suscitare ammirazione. Ma vado a
spiegare più nel dettaglio. L’essenza di Fabio
Fazio può essere racchiusa in un’unica parola: inutile. Un volto che da 20
anni a questa parte ricorda il testicolo rattrappito di un vecchio. Ma
soprattutto il carisma di un testicolo rattrappito. Cosa mi rappresenta di
preciso? Non è un comico, non è un giornalista, non è un presentatore. E’ una
marionetta incapace di avere una utilità perfino come ammazza mosche. Sì, perché
la sua sagacia non riuscirebbe a scalfire nemmeno un moscerino. Se a Che tempo che fa, gli ospiti si
sedessero da soli davanti alla telecamera e facessero un monologo, sarebbe
assolutamente uguale. Vada ogni giorno in chiesa ad accendere un cero alla
Madonna perché solo un’influenza soprannaturale può far sì che una simile
cagata di piccione possa guadagnare 500 mila euro in 4 giorni! Passi la
quaresima a recitare rosari!
E poi lei: Luciana
Littizzetto. Inqualificabile. Una voce fastidiosa. Un umorismo che,
personalmente, non mi fa ridere. E una bruttezza inaccettabile. E proprio in
questo ultimo dato sta secondo me la chiave della sua (presunta) comicità. Sua
e di una simile categoria di comiche italiane. Ricordate La volpe e l’uva di Esopo? La povera volpe, pur bramando di
raggiungere l’uva, non riuscendoci perché fuori dalla sua portata, si consolava
dicendosi che fosse acerba. E così lei. Luciana perché tutto questo livore nei
confronti del sesso maschile? Perché ti riferisci al pene chiamandolo “Walter”?
Walter mi ricorda Veltroni. Ti pare possa in qualche modo creare una qualche
associazione di idee con un venerabile membro? Perché lo chiami “lombrico”?
Inizia a sorgere in me un dubbio: non è che poco poco, anche Rocco Siffredi si troverebbe con
lombrico in mezzo alle gambe (magari un capitone, ma non è la lunghezza a fare
la differenza) al tuo cospetto? Sì perché, cara Luciana, c’è solo una parola
che possa definirti: BRUTTA. Ma brutta senza speranza. Brutta da sempre. Quella
bruttezza davanti alla quale nemmeno un elettroshock può far risvegliare una
minchia! Effettivamente hai ragione a parlare di lombrichi: credo che di fronte
a te lo sventurato membro vada a rintanarsi nell’ano del proprietario
esattamente come un invertebrato! Essere brutte è una disgrazia, non una colpa.
Ma nel tuo caso invece lo è. Ti mancano forse i soldi per andare da un chirurgo?
Direi proprio di no. E allora perché ci devi ammorbare dapprima con la tua pessima
presenza e poi con la tua ironia triste? Grazie a Dio, non tutte le donne sono
come te. Crogiolarsi, che sia nel fango o nelle proprie sciagure, è un
comportamento da suini non da esseri umani. Ma tu, furba, ci lucri! Ok, gli
uomini, mediamente, sono degli stronzi. Ma sono anche convinta che gli uomini
post rivoluzione sessuale siano sempre più fragili, insicuri, terrorizzati da
donne che vogliono essere ( a volte in verità, sono) più forti di loro. E cosa
ci ritroviamo poi? Maschi attaccati alle sottane delle madri, pronti a farsi
manipolare da donne che gli danno una parvenza di sicurezza. Ci lamentiamo ma
li sbeffeggiamo. No, a me non piace. A me questi maschi un po’ ghettizzati,
questi metrosexual incerti, fanno sì rabbia ma soprattutto tenerezza. Essere
donne forti non significa sopraffare gli uomini. Dopo secoli di soprusi
dovremmo saperlo. Altrimenti ci trasformiamo da vittime in carnefici e i nostri
nipoti si troveranno a dover richiedere le quote azzurre. Io, da donna, non
voglio questo. Voglio uomini autonomi non panda da proteggere dall’estinzione.
Per cui tu e le frustrate come te non generalizzate: è in te che c’è qualcosa
che non va, non nei maschi italiani. Investi questi 500 mila euro di Sanremo da
un bravo chirurgo: fatti rifare il naso, tirare le rughe, tagliare il
doppiomento, alzare le tette, liposucchiare culo e ginocchia. Secondo me con 50
mila euro te la cavi! Prova ad avere una portamento da femmina e non da ippopotamo. Poi vedrai che guarderai agli uomini con un pochino più
di serenità. Tutte (e tutti) te ne saremo grati. E forse sarai anche un po' più simpatica.
Buonanotte miei fedeli lettori e buona lettura domenicale
Vi bacio
SS
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