Meditavo da
un po’ un post del genere… sono iscritta a Facebook da almeno cinque anni. Lo
uso quotidianamente e ne approfondisco il senso anche per motivi professionali
eppure non smette mai di stupirmi. Non il mezzo in sé ma l’uso improprio e
talvolta degenerato che ne viene fatto.
Ma partiamo
dal casus belli. Ieri scorrevo con una certa noncuranza le notizie dall’iPhone
quando il mio sguardo cade su una foto: un’ecografia. Pubblicata da una amica
di un’amica che aveva commentato l’immagine, evidentemente per delle
limitazioni della privacy molto poco restrittive, era finita tra i miei
highlight.
Ora… siete
sicuri di voler continuare a leggere? La questione apre una voragine. Vorrei
riflettere con voi su una questione molto seria e poi arrivare al faceto. Mi
domando: ma esiste ancora il concetto di intimità? Io credo che avere un figlio
sia uno dei momenti più belli della vita di una donna, un istante prezioso e
delicato, da difendere e preservare. Perché, dal basso di quale ignobile
volgarità, dovrei sbattere mio figlio – nemmeno nato – sulle pagine di un
social network? Ho letto cose che voi umani non potete immaginare. In questi
ultimi anni molte mie coetanee hanno avuto gravidanze e hanno ritenuto opportuno
riempire le proprie pagine Facebook di descrizioni di feti, traslucenze,
analisi varie, dilatazioni uterine e quanto di meglio possa offrire il panorama
della ginecologia e dell’ostetricia. Ma dove sono il pudore, la dignità, il
rispetto? Oltre al fatto che, per scaramanzia, personalmente, non direi una
parola sull’andamento della mia gravidanza.
Ma questo è
solo l’inizio, la fase della gestazione. Poi nasce il pargolo. E allora è tutto
un tripudio di madri sfatte, tette di fuori, bambini nelle culle, bambini che
fanno il bagnetto, post sulla quantità e qualità di feci del neonato e chi più
ne ha più ne metta. E’ vero che le pagine di un social network sono private ma
è anche vero che chi vi accede, solitamente, non siamo solo noi stessi.
Andreste in giro con una foto di vostro figlio, magari nudo, a declamare la
quantità di cacca prodotta quel giorno? Immagino di no! E allora perché
ammorbare i lettori - spesso incidentali
– del vostro wall?
Però,
attenzione, il tedio è una questione marginale. Esiste un’altra ragione per cui
io non metterei mai la foto di mio figlio su Fb, molto semplice ma orribile.
Avete idea di che gente ci sia in giro? Non avete mai sentito parlare di
pedofilia? L’idea che un degenerato possa fare pensieri lascivi guardando la foto
di un bambino – a me – fa rivoltare lo stomaco. E mai vorrei che il bambino in
questione fosse mio figlio. Sono catastrofista? Forse. Ma credo che non occorra
condividere con il mondo la mia gioia. Mi bastano le persone che mi vogliono
bene. E per questo è sufficiente una mail.
Conseguentemente,
in questa baby-netiquette è vietato caricare foto dei figli altrui, taggarli,
etc.
Ma se
questo è un tema che trovo davvero “immorale”, esistono anche altri spunti di
riflessione sull’uso e abuso di Facebook, più leggeri ma non meno ripugnanti. Ma
andiamo con ordine:
Nome e
cognome – questo sarebbe ciò che una cultura di livello basilare (leggi: le
scuole dell’obbligo) richiederebbe ma non quello che molto spesso si vede. Ebbene
sì, esistono persone che si registrano anteponendo il cognome al nome. Siamo
forse al catasto? Al concorso per diventare spazzini municipali? In una
caserma? Dove? In quale luogo dimenticato da Dio di questo desolato paese, il
cognome viene prima del nome? Io non ne conosco. Due prove di ciò che affermo:
il mio ottimo professore di lettere del liceo era solito toglierci un punto dal
voto finale del tema o della versione in caso in cui avessimo commesso questa
abiezione. Da ultimo, vi riporto la mia fonte preferita, l’oracolo della lingua
italiana, unica fonte di luce del buio profondo dell’ignoranza: l’ Accademia della Crusca.
E non aggiungo altro.
Pagine di
coppia – esiste qualcosa di più squallido e triste? Attenzione, lo dice una che,
se innamorata, provoca attacchi di diabete negli sventurati che la circondano
da quanto miele trasuda. Ma fino a qui no. Nemmeno io. La pagina di coppia, in
cui non si sa chi scrive cosa a meno che non si firmi, in cui l’uno si fa
portavoce dell’altro… questo è troppo. Aborro in somma misura.
Errori e "licenze poetiche" – c’è una netta differenza tra un refuso ed un errore. Il
primo è dato dalla distrazione, il secondo dall’ignoranza. Chi rientra in
questo secondo caso è pregato di non diffondere il suo letale morbo nel mondo
e, in caso senta l’irresistibile impulso di imbrattare qualcosa, che siano i
muri dei cessi dell’autogrill. Per quanto concerne le licenze poetiche, il
suono gutturale della /k/ in italiano è dato dal /ch/. La lettera “k” la si
utilizza nella parola koala e in poche altre. Po’ è il troncamento di poco,
vuole l’apostrofo, non l’accento. L’articolo indeterminativo davanti ad un
sostantivo femminile richiede l’apostrofo, è un obbligo, non una libera scelta,
etc. E non ho altro da dire su questa faccenda, direbbe Forrest Gump.
E ora
veniamo alla perversione più disgustosa: le categorie di utenti. Ne ho
individuate alcune. Se ve ne vengono in mente altre, segnalatemele e
arricchiremo questo compendio.
- I Monotematici – hanno un unico
interesse nella vita e passano la loro giornata a scrivere parole su
parole sul tema che sta loro a cuore. Bambini, animali, politica,
tecnologia… non importa quale sia l’argomento, l’importante è parlare solo
di quello. PESANTI
- I Giocatori Compulsivi – prima c’era
Farmville, poi Monsterville, poi Sfigaville, poi Cihairottoimaroniville…
come se non bastasse sono arrivate le app sincronizzate con Facebook:
quindi Candy Crush, Bubble e ora il peggiore… Ruzzle! Hai vinto? Bravo! E
a noi che ce ne frega?! A quando Cazzle? Ma soprattutto… gioca, divertiti
e non chiedermi di giocare con te! Fossi all’asilo mi leverei una scarpa e
te la pesterei in testa! MOLESTI
- I Condivisori Alienati –
seguono tutte le pagine più improponibili… Il mondo delle streghe, Dolce amore
mio, cose così, già da domandarsi cosa mi rappresentino. Ma fin qui sono
fatti loro. Dove diventano fastidiosi? Passano giornate intere a
condividere foto, post e qualunque idiozia queste pagine riportino. NOIOSI
- I Geolocalizzatori – sono più
precisi delle cartine di Tuttocittà. Si taggano in continuazione ovunque
siano, facendo sorgere spontaneo un unico interrogativo: ma sti cazzi?!
INSOPPORTABILI
- I Likers – qualunque cosa
chiunque scriva, bella, brutta, triste, felice, a loro piace. Devo fare un
esperimento e scrivere “Mi sono cagata addosso”. Voglio vedere chi mi
mette il like. RUFFIANI
- I Festaioli – un po’ come i
geolocalizzatori ma più di nicchia. Si taggano solo in locali, party,
discoteche. Di solito stanno in letargo durante le ore diurne ed escono
allo scoperto al calar delle tenebre. Gli ultimi avvistamenti avvengono
alle prime luci dell’alba, per pubblicare le foto delle fantastiche
serate. State a casa sul divano e morite. DISTURBATORI DELLA QUIETE
PUBBLICA
- I Feticisti – attenzione, non
si tratta di una parafilia. Il feticista di Fb assomiglia al Monotematico
ma ha una passione iconografica. Due temi vincono su tutti: mani e piedi e
cibo. Sei andata dall’estetista? Brava! Ti sei pittata le unghie con lo
smalto nuovo? Bene. Sei al ristorante e stai mangiando piatti di cui non
conoscevi l’esistenza? Siamo felici. Ma goditi in solitudine il tuo edonismo.
VOGLIA DI ICONOCLASTIA
Mi rendo
conto, dopo questo post, di rientrare anch’io in una categoria:i LOGORROICI! Vi
chiedo scusa e attendo i commenti di chi avrà la pazienza di arrivare fin qui…
Vi bacio
SS
Io adoro ciò che pensa e poi scrive per noi SS...
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