giovedì 7 febbraio 2013

Signori si nasce ovvero degli orrori di Facebook


Meditavo da un po’ un post del genere… sono iscritta a Facebook da almeno cinque anni. Lo uso quotidianamente e ne approfondisco il senso anche per motivi professionali eppure non smette mai di stupirmi. Non il mezzo in sé ma l’uso improprio e talvolta degenerato che ne viene fatto.



Ma partiamo dal casus belli. Ieri scorrevo con una certa noncuranza le notizie dall’iPhone quando il mio sguardo cade su una foto: un’ecografia. Pubblicata da una amica di un’amica che aveva commentato l’immagine, evidentemente per delle limitazioni della privacy molto poco restrittive, era finita tra i miei highlight.

Ora… siete sicuri di voler continuare a leggere? La questione apre una voragine. Vorrei riflettere con voi su una questione molto seria e poi arrivare al faceto. Mi domando: ma esiste ancora il concetto di intimità? Io credo che avere un figlio sia uno dei momenti più belli della vita di una donna, un istante prezioso e delicato, da difendere e preservare. Perché, dal basso di quale ignobile volgarità, dovrei sbattere mio figlio – nemmeno nato – sulle pagine di un social network? Ho letto cose che voi umani non potete immaginare. In questi ultimi anni molte mie coetanee hanno avuto gravidanze e hanno ritenuto opportuno riempire le proprie pagine Facebook di descrizioni di feti, traslucenze, analisi varie, dilatazioni uterine e quanto di meglio possa offrire il panorama della ginecologia e dell’ostetricia. Ma dove sono il pudore, la dignità, il rispetto? Oltre al fatto che, per scaramanzia, personalmente, non direi una parola sull’andamento della mia gravidanza.

Ma questo è solo l’inizio, la fase della gestazione. Poi nasce il pargolo. E allora è tutto un tripudio di madri sfatte, tette di fuori, bambini nelle culle, bambini che fanno il bagnetto, post sulla quantità e qualità di feci del neonato e chi più ne ha più ne metta. E’ vero che le pagine di un social network sono private ma è anche vero che chi vi accede, solitamente, non siamo solo noi stessi. Andreste in giro con una foto di vostro figlio, magari nudo, a declamare la quantità di cacca prodotta quel giorno? Immagino di no! E allora perché ammorbare i lettori  - spesso incidentali – del vostro wall?



Però, attenzione, il tedio è una questione marginale. Esiste un’altra ragione per cui io non metterei mai la foto di mio figlio su Fb, molto semplice ma orribile. Avete idea di che gente ci sia in giro? Non avete mai sentito parlare di pedofilia? L’idea che un degenerato possa fare pensieri lascivi guardando la foto di un bambino – a me – fa rivoltare lo stomaco. E mai vorrei che il bambino in questione fosse mio figlio. Sono catastrofista? Forse. Ma credo che non occorra condividere con il mondo la mia gioia. Mi bastano le persone che mi vogliono bene. E per questo è sufficiente una mail.

Conseguentemente, in questa baby-netiquette è vietato caricare foto dei figli altrui, taggarli, etc.

Ma se questo è un tema che trovo davvero “immorale”, esistono anche altri spunti di riflessione sull’uso e abuso di Facebook, più leggeri ma non meno ripugnanti. Ma andiamo con ordine:

Nome e cognome – questo sarebbe ciò che una cultura di livello basilare (leggi: le scuole dell’obbligo) richiederebbe ma non quello che molto spesso si vede. Ebbene sì, esistono persone che si registrano anteponendo il cognome al nome. Siamo forse al catasto? Al concorso per diventare spazzini municipali? In una caserma? Dove? In quale luogo dimenticato da Dio di questo desolato paese, il cognome viene prima del nome? Io non ne conosco. Due prove di ciò che affermo: il mio ottimo professore di lettere del liceo era solito toglierci un punto dal voto finale del tema o della versione in caso in cui avessimo commesso questa abiezione. Da ultimo, vi riporto la mia fonte preferita, l’oracolo della lingua italiana, unica fonte di luce del buio profondo dell’ignoranza: l’ Accademia della Crusca. E non aggiungo altro.

Pagine di coppia – esiste qualcosa di più squallido e triste? Attenzione, lo dice una che, se innamorata, provoca attacchi di diabete negli sventurati che la circondano da quanto miele trasuda. Ma fino a qui no. Nemmeno io. La pagina di coppia, in cui non si sa chi scrive cosa a meno che non si firmi, in cui l’uno si fa portavoce dell’altro… questo è troppo. Aborro in somma misura.

Errori e "licenze poetiche" – c’è una netta differenza tra un refuso ed un errore. Il primo è dato dalla distrazione, il secondo dall’ignoranza. Chi rientra in questo secondo caso è pregato di non diffondere il suo letale morbo nel mondo e, in caso senta l’irresistibile impulso di imbrattare qualcosa, che siano i muri dei cessi dell’autogrill. Per quanto concerne le licenze poetiche, il suono gutturale della /k/ in italiano è dato dal /ch/. La lettera “k” la si utilizza nella parola koala e in poche altre. Po’ è il troncamento di poco, vuole l’apostrofo, non l’accento. L’articolo indeterminativo davanti ad un sostantivo femminile richiede l’apostrofo, è un obbligo, non una libera scelta, etc. E non ho altro da dire su questa faccenda, direbbe Forrest Gump.




E ora veniamo alla perversione più disgustosa: le categorie di utenti. Ne ho individuate alcune. Se ve ne vengono in mente altre, segnalatemele e arricchiremo questo compendio.

  1. I Monotematici – hanno un unico interesse nella vita e passano la loro giornata a scrivere parole su parole sul tema che sta loro a cuore. Bambini, animali, politica, tecnologia… non importa quale sia l’argomento, l’importante è parlare solo di quello. PESANTI
  2. I Giocatori Compulsivi – prima c’era Farmville, poi Monsterville, poi Sfigaville, poi Cihairottoimaroniville… come se non bastasse sono arrivate le app sincronizzate con Facebook: quindi Candy Crush, Bubble e ora il peggiore… Ruzzle! Hai vinto? Bravo! E a noi che ce ne frega?! A quando Cazzle? Ma soprattutto… gioca, divertiti e non chiedermi di giocare con te! Fossi all’asilo mi leverei una scarpa e te la pesterei in testa! MOLESTI
  3. I Condivisori Alienati – seguono tutte le pagine più improponibili… Il mondo delle streghe, Dolce amore mio, cose così, già da domandarsi cosa mi rappresentino. Ma fin qui sono fatti loro. Dove diventano fastidiosi? Passano giornate intere a condividere foto, post e qualunque idiozia queste pagine riportino. NOIOSI
  4. I Geolocalizzatori – sono più precisi delle cartine di Tuttocittà. Si taggano in continuazione ovunque siano, facendo sorgere spontaneo un unico interrogativo: ma sti cazzi?! INSOPPORTABILI
  5. I Likers – qualunque cosa chiunque scriva, bella, brutta, triste, felice, a loro piace. Devo fare un esperimento e scrivere “Mi sono cagata addosso”. Voglio vedere chi mi mette il like. RUFFIANI
  6. I Festaioli – un po’ come i geolocalizzatori ma più di nicchia. Si taggano solo in locali, party, discoteche. Di solito stanno in letargo durante le ore diurne ed escono allo scoperto al calar delle tenebre. Gli ultimi avvistamenti avvengono alle prime luci dell’alba, per pubblicare le foto delle fantastiche serate. State a casa sul divano e morite. DISTURBATORI DELLA QUIETE PUBBLICA
  7. I Feticisti – attenzione, non si tratta di una parafilia. Il feticista di Fb assomiglia al Monotematico ma ha una passione iconografica. Due temi vincono su tutti: mani e piedi e cibo. Sei andata dall’estetista? Brava! Ti sei pittata le unghie con lo smalto nuovo? Bene. Sei al ristorante e stai mangiando piatti di cui non conoscevi l’esistenza? Siamo felici. Ma goditi in solitudine il tuo edonismo. VOGLIA DI ICONOCLASTIA

Mi rendo conto, dopo questo post, di rientrare anch’io in una categoria:i LOGORROICI! Vi chiedo scusa e attendo i commenti di chi avrà la pazienza di arrivare fin qui…

Vi bacio

SS

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